Avete mai sentito parlare del frutto del drago? Noto anche con il nome di pitaya, è un frutto esotico che affascina per il suo aspetto davvero particolare e per le sue proprietà benefiche. Originario dell’America centrale, con il passare del tempo, è stato coltivato in tante parti del mondo, diffondendosi soprattutto nelle regioni tropicali e subtropicali dell’Asia e dell’Oceania. Quello che lo rende unico, è la sua pelle squamosa e gialla, e la sua polpa, che è dolce e croccante. La sua forma bizzarra e i colori vivaci lo rendono facilmente riconoscibile anche nei mercati più lontani dal suo luogo d’origine, mentre il suo sapore delicato e fresco conquista chiunque lo assaggi per la prima volta. Il frutto del drago, infatti, non è solo bello da vedere, ma anche ricco di vitamine, minerali e antiossidanti, che lo rendono un vero e proprio alleato per la salute.
Frutto del drago: nozioni principali
E’ una pianta tropicale, che ama moltissimo il caldo. Per cui, il consiglio è quello di coltivarlo nelle zone in cui il clima è mite, dove le temperature non scendono mai troppo sotto lo zero. Questa pianta, infatti, teme il freddo intenso e le gelate, che possono danneggiare irrimediabilmente sia la pianta che i suoi frutti. Può riuscire ad avere degli ottimi risultati con dei terreni poveri, ma il meglio arriva, quando il terreno in cui lo si sta coltivando, è pieno di compost organico. Un terreno ricco di sostanze nutritive favorisce una crescita più rigogliosa e una produzione di frutti più abbondante e saporita. Inoltre, il compost aiuta a mantenere il giusto livello di umidità e a migliorare la struttura del suolo, rendendolo più adatto alle esigenze della pianta.

E’ una pianta, che ha bisogno di tanta luce solare, per cui il consiglio è quella di posizionarla, dove riesce ad avere un totale di almeno dieci ore di sole, al giorno. La luce diretta del sole è fondamentale per stimolare la fotosintesi e garantire una crescita sana e vigorosa. Mentre, la sua irrigazione, dovrebbe sempre essere regolare. E’ importante, che durante la sua crescita, il terreno sia sempre asciutto. Un terreno troppo umido, infatti, può favorire la comparsa di marciumi radicali e altre malattie fungine, che possono compromettere la salute della pianta. È quindi consigliabile annaffiare solo quando il terreno risulta asciutto al tatto, evitando ristagni d’acqua.
Nel corso dell’inverno, poi, è consigliabile, ridurre l’irrigazione. Ma non è ancora finita: la pianta del drago è molto suscettibile ai parassiti. Per cui, è sempre bene controllarla, e se serve anche trattarla in modo regolare, per non rischiare che possa essere infestata. E non riprendersi più, vista la sua sensibilità a questo argomento. Tra i parassiti più comuni che possono attaccare la pitaya ci sono afidi, cocciniglie e acari, che possono indebolire la pianta e ridurre la produzione di frutti. Per questo motivo, è importante ispezionare regolarmente le foglie e i fusti, intervenendo tempestivamente con prodotti naturali o specifici in caso di infestazione, così da preservare la salute della pianta e garantire un raccolto abbondante.
Frutto del drago: come coltivarlo
Per capire bene di che cosa stiamo parlando, è importante sapere, che il frutto del drago è come se fosse un cactus. Infatti, appartiene alla famiglia delle Cactaceae, proprio come i cactus che siamo abituati a vedere nei deserti. Per cui, la terra che si andrà ad usare, deve essere formata da una specie di mix: terra da giardino, sabbia e compost. Questo mix garantisce un ottimo drenaggio, fondamentale per evitare ristagni d’acqua che potrebbero danneggiare le radici. In questo modo, si avrà anche la certezza, che l’acqua non possa ristagnare. La presenza della sabbia, infatti, rende il terreno più leggero e arioso, mentre il compost fornisce i nutrienti necessari per la crescita della pianta.

Per l’irrigazione, ci vuole sempre un giusto equilibrio. Per cui, il terreno non deve essere troppo bagnato, ma nemmeno troppo asciutto. Un’irrigazione eccessiva può portare a marciumi, mentre una carenza d’acqua può rallentare la crescita e compromettere la produzione di frutti. Stesso discorso per la luce, come detto prima, questa pianta ne ha bisogno: per cui, se la stai coltivando in casa, è bene metterla vicino ad una finestra. A contatto, con il sole. Se possibile, scegli una finestra esposta a sud, dove la pianta potrà ricevere la massima quantità di luce durante la giornata. In alternativa, puoi utilizzare delle lampade a spettro completo per integrare la luce naturale nei mesi più bui.
Infine, il frutto del drago è una pianta rampicante. Quindi, ha bisogno di un supporto per quando cresce. Si può usare un palo di legno, o di metallo, o anche una struttura creata appositamente. La cosa importante, è che la struttura deve essere rigida e robusta, per potere sostenere il peso della pianta. Man mano che la pianta cresce, infatti, i suoi rami diventano sempre più lunghi e pesanti, e senza un adeguato sostegno rischiano di spezzarsi o di crescere in modo disordinato. Un buon supporto permette alla pianta di svilupparsi in altezza e di produrre più frutti, facilitando anche le operazioni di raccolta e manutenzione.
Varietà del dragon fruit
Del frutto del drago, esistono tante varietà. Per esempio, quella più conosciuta, che è poi anche quella che arriva in Italia, è la pitaya rossa. Ha una forma rotonda, con delle foglie carnose, di colore verde, che possono arrivare al giallo, quando il frutto comincia ad essere maturo. La buccia, invece è di un fuxia molto acceso. Questa varietà è particolarmente apprezzata per il suo sapore dolce e leggermente acidulo, oltre che per il suo aspetto scenografico che la rende perfetta anche come elemento decorativo nelle tavole estive. La pitaya rossa è spesso utilizzata per preparare frullati, macedonie e dessert, grazie alla sua polpa succosa e ai suoi colori vivaci che donano alle pietanze un tocco esotico e raffinato.

Poi, ci sono anche altre varietà: la pitaya gialla, che è composta da piccole spine. E poi, ci sta la Pitaya della Costa Rica che ha al suo interno la polpa rossa. La caratteristica che accomuna tutte le varietà, è il fatto che questo frutto ha una polpa morbida. Quasi cremosa, con un sapore ottimo. La pitaya gialla, in particolare, è famosa per il suo aroma intenso e la sua dolcezza superiore rispetto alle altre varietà, mentre la pitaya dalla polpa rossa è molto apprezzata per il suo colore vivace e il suo gusto deciso. Ognuna di queste varietà presenta delle peculiarità che la rendono unica, ma tutte condividono la capacità di sorprendere il palato con una consistenza delicata e un profumo inconfondibile.
Il suo sapore è unico, perchè ha delle sfumature davvero dolci. All’interno della polpa, ci sono dei piccoli semi di colore nero, che si possono mangiare senza problemi, insieme alla polpa stessa. Infine, il frutto, ha una forma ovoidale, che va dai 6 ai 10 centimetri. Con un peso di 150 grammi. Questi semi, oltre a essere commestibili, sono anche ricchi di fibre e contribuiscono a rendere il frutto ancora più salutare. La dimensione compatta del frutto lo rende ideale per essere consumato fresco, tagliato a metà e gustato al cucchiaio, oppure aggiunto a insalate di frutta, yogurt o gelati per un tocco esotico e colorato.
Coltivazione in vaso
Se si decide di coltivare il frutto del drago in vaso, è bene sapere che occorre un terraio grande. Questo per via del fatto, che la pianta, con il passare de tempo, tende ad assumere delle dimensioni ingombranti. Le radici, infatti, hanno bisogno di spazio per svilupparsi in modo sano e vigoroso, e un vaso troppo piccolo potrebbe limitarne la crescita e la produzione di frutti. Per il terreno, è bene scegliere una terra, che non assorba troppa acqua, che non la trattenga. Il substrato ideale deve essere ben drenante, leggero e ricco di sostanza organica, per evitare ristagni idrici e garantire un apporto costante di nutrienti. È consigliabile utilizzare vasi in terracotta o plastica con fori di drenaggio sul fondo, così da favorire la fuoriuscita dell’acqua in eccesso e prevenire problemi alle radici.

La propagazione del dragon fruit, poi, so può portare avanti per talee o anche per semi. La prima, che è considerata asessuata, è più veloce e anche più agevole. Prendere una talea da una pianta madre sana permette di ottenere una nuova pianta in tempi relativamente brevi, con una percentuale di successo molto alta. Mentre, la seconda, richiede almeno sette anni per la sua fruttificazione. Per quello che concerne la semina, invece, bisogna spargere i suoi semi sulla superfice del terreno. La semina è un processo più lungo e richiede molta pazienza, ma può essere molto gratificante per chi ama vedere nascere e crescere le piante fin dal principio. In entrambi i casi, è importante mantenere il terreno leggermente umido e garantire una buona esposizione alla luce, per favorire la germinazione e lo sviluppo delle giovani piantine.
E per potere, poi tenere il terreno sempre umido e costante, usare un innaffiatoio o anche un vaporizzatore. Quando i germogli, arrivano ad una certa dimensione, si devono solo dividere, per poi essere trapiantanti di nuovo. Cosi, da essere certi, di potere dare loro, lo spazio giusto, che gli serve. Il trapianto va effettuato con delicatezza, per non danneggiare le radici ancora giovani e fragili. Una volta sistemate nei nuovi vasi o nel terreno definitivo, le piantine continueranno a crescere e, con le giuste cure, regaleranno splendidi frutti colorati e saporiti, capaci di portare un tocco di esotico e di allegria in ogni casa o giardino.