La verità sul tonno in scatola che tutti conoscono (tranne te)

Il tonno in scatola, alimento quasi “della discordia” secondo tantissimi, ma anche elemento praticamente irrinunciabile da tenere in casa con grande regolarità e diffusione anche solo per le “emergenze”, è in realtà un alimento che ha trovato una definizione molto specifica dal punto di vista nutrizionale e quindi può rientrare anche in un contesto molto preciso. Ma fa bene o male?

Cos’è il tonno in scatola

Ciò che viene chiamato tonno in scatola fa riferimento ad un prodotto legato al contesto conservante della carne di tonno, una delle varietà ittiche più consumate ed apprezzate in varie forme del contesto umano. Il tonno infatti ha una grande diffusione anche sotto questa forma, che identifica forse la più comune ed alla portata.

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La variante in scatola presenta in praticamente tutti casi due elementi aggiuntivi: una quantità più o meno evidente di sale, oltre ad una precedente forma di cottura (generalmente al vapore) che contribuisce alla resa, quindi al consumo immediato del prodotto. Inoltre è presente, anche se non necessariamente, una quantità di olio.

Per il resto il tonno in scatola non ha, nella maggioranza dei casi, altre “aggiunte”, in quanto sia il tonno che l’olio risultano essere elementi in grado di migliorare ma anche modificare il sapore oltre al contesto di conservazione. Il tonno scatolato è infatti, se opportunamente conservato, molto longevo come alimento di base.

Aspetti positivi

Il tonno in scatola mantiene quindi intatte praticamente ogni forma di elemento nutrizionale, in primo luogo viene fatto riferimento alla quantità di proteine e sali minerali che rendono questo prodotto ittico estremamente nutriente. E’ anche ricco di acidi grassi “buoni” come quelli del gruppo Omega e non è particolarmente calorico, quindi non impatta troppo sulla linea.

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Non presenta colesterolo nel proprio contenuto, la presenza di fosforo migliora apparati come ossa e denti, il selenio ha una buona forma di impatto sulla salute del cuore ma anche sull’apparato fertile dell’organismo, mentre il ferro è naturalmente responsabile per la circolazione, con la conosciuta forma di emoglobina, elemento fondamentale per la vita.

Sono presenti anche varie forme di vitamine che comprendono una serie di aspetti positivi per tutto l’organsimo. In modo particolare il tonno, anche quello in scatola si configura come un ottimo alimento sia come contorno ma anche come piatto principale, evidenziando una ottima duttilità anche dal punto di vista del consumatore.

Aspetti negativi

La variante soggetta a conservazione come quella in scatola tende ad essere maggiormente “problematica” in modo particolare per chi ha problemi ad apparati come quello circolatorio, specificatamente a causa del contenuto di sodio che proviene prevalentemente dal sale, che come evidenziato ha una capacità importante nel conservare questo alimento anche a lungo.

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Chi soffre di ipertensione dovrebbe ridurre gli alimenti con molto sale, che può anche portare ad una sensibile evidenza di problemi cardiaci (condizione che si presenta non solo per il tonno ma per qualsiasi alimento che ne integra la presenza). Attenzione anche alla provenienza del tonno che può presentare olio di cattiva qualità.

Il tonno contiene anche delle percentuali non preoccupanti (ma comunque esistenti) di metimercurio, il tanto famoso mercurio “alimentare” che è un metallo pesante, profondamente tossico. Il corpo umano riesce a gestirne piccole quantità per volta, il tonno per sua natura non è la variante che ne contiene di più, però va sconsigliato il consumo del prodotto ad esempio per le donne incinte.

Conclusione

E’ un alimento che se assunto con responsabilità ha più tratti positivi che negativi, senza dubbio, anche perchè il mercurio, ad esempio non è dovuto alla conservazione ma si trova già presente nell’animale che viene utilizzato per il consumo. Il tonno, come altri tipi di pesci lo assimila suo malgrado nel contesto in cui vive ma anche dai cibi che utilizza.

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E’ una buona idea quindi non consumare il tonno troppo spesso, limitandosi a poche volte la settimana, e scegliendo prodotti certificati possibilimente di buona qualità anche evidenziando la provenienza effettiva che viene determinata dalla dicitura in cifre e dalla sigla FAO. Quelli “migliori” provengono dalla zona occidentale dell’Oceano Pacifico.

FAO 61, 71 e 81, tutti gli altri sono meno consigliabili (ma non per questo “tossici”) in quanto derivano da pesche meno regolamentate e soggette ad inquinamento ambientale meno sottoposto a restrizioni. Non vi è una enorme differenza in ambito di qualità effettiva invece tra il tonno in scatola di latta e quello in vetro.

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