Attenzione: queste spezie comuni potrebbero alterare l’effetto dei tuoi farmaci!

Quando pensiamo alle spezie, il primo pensiero che ci viene in mente, oltre al sapore, sono i loro benefici. Tutti veri e comprovati ormai da diversi studi scientifici. Altrettanto importante, però, è essere consapevoli della loro possibile interazione con alcuni medicinali, aspetto che ci insegna che è sempre il caso, quando si modifica la dieta, di chiedere consiglio al proprio medico curante. Vediamo meglio questo importantissimo tema nelle prossime righe.

Spezie nella dieta: alleate preziose della salute

Se ci si ferma a pensare, il fatto che le spezie possano impattare sull’azione di alcuni medicinali non è così strano. Nel corso dei secoli, infatti, in diverse sono state definite, e la scienza lo ha confermato, degli elisir terapeutici naturali, mentre altre sono finite nell’occhio del ciclone per via del loro provare effetti sgradevoli in alcune persone, come per esempio l’irritazione.

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Entrando nel vivo dei benefici delle spezie, è bene rammentare che uno dei primi a essere stato inquadrato è l’efficacia disinfettante, proprietà che caratterizza la curcuma e i chiodi di garofano. Successivamente, è stato scoperto l’impatto positivo del pepe sui processi digestivi. In anni relativamente recenti, è stata dimostrata l’efficacia anticancro della curcumina, il principale attivo naturale della curcuma.

Proseguendo con l’elenco dei motivi per cui le spezie possono essere definite alleate preziose della salute, non si può non menzionare il potere antinausea della radice di zenzero. Da menzionare, inoltre, sono i benefici antidiabetici della cannella. In virtù di queste scoperte, è cresciuta notevolmente la richiesta di spezie a livello mondiale, il che ha portato la scienza a interrogarsi sui loro possibili effetti sull’efficacia dei farmaci.

Spezie e interazione con i farmaci: cosa dice la scienza?

Da diversi anni ormai, la scienza si interroga sugli effetti che le spezie possono provocare sul metabolismo di determinati farmaci. Particolarmente interessante a tal proposito è uno studio scientifico pubblicato sulle pagine della rivista Biological & Pharmaceutical Bulletin. Condotto da un team giapponese, ha preso in considerazione gli effetti di 55 spezie sui citocromi.

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Proteine caratterizzate dalla presenza di atomi di ferro, sono coinvolte in maniera diretta nel metabolismo dei farmaci. Risultati alla mano, gli studiosi hanno scoperto che il pepe bianco, il pepe nero e la cannella hanno un impatto sui citocromi 3A4 e 2C9, aventi, a loro volta, un ruolo decisivo nel metabolismo della maggior parte dei medicinali.

Questo implica, a livello concreto, il fatto che i farmaci esercitino la loro influenza per un tempo più lungo. Da un lato, si tratta di un innegabile vantaggio. Lo vediamo, giusto per citare un esempio, nella curcumina, che rende, di fatto, maggiormente efficaci i farmaci chemioterapici. Lo stesso si può dire dei chiodi di garofano, che aumentano l’efficacia degli antibiotici assunti contro i batteri gram negativi. Dipende tutto, però, dal farmaco che si assume. Lo dimostra il caso dello zenzero che, prolungando l’effetto degli antinfiammatori, amplifica anche il loro impatto lesivo sulla mucosa gastrica.

Spezie e interferenza con i farmaci: ecco cosa sapere

Per amor di precisione, è bene ricordare che le interferenze tra le spezie e i farmaci si concretizzano solo nei casi in cui le prime vengono assunte per lungo tempo e ad alte dosi. Questo caso si verifica a fronte dell’assunzione continua sotto forma di estratti o nei quadri di vero e proprio abuso a tavola.

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Ovviamente sulla possibilità di parlare o meno di interazione influisce anche la tipologia di farmaco che si sta assumendo. In generale, quelli maggiormente sensibili all’influenza degli alimenti – oltre alle spezie, è il caso di citare anche la frutta e la verdura – sono gli anticoagulanti assunti per via orale. A fronte di un abuso di spezie, la loro attività può essere talmente amplificata da comportare un aumento del rischio di emorragia.

Se, invece, il paziente esagera con le verdure, il rischio è opposto, ossia quello di avere a che fare con fenomeni trombotici. Ecco perché, quando si inizia una terapia farmacologica, è imperativo comunicare al medico quelle che sono le proprie abitudini alimentari. Per un soggetto che assume anticoagulanti orali, l’assidua frequentazione di ristoranti indiani può non essere il massimo dal punto di vista della salute.

A quali spezie fare attenzione

Se si è in terapia con gli anticoagulanti, è il caso di fare attenzione anche a una spezia comune come lo zenzero, che troviamo in tantissime preparazioni comuni sulle nostre tavole, per esempio le insalate miste. Questo rizoma, infatti, ha proprietà anticoagulanti e, di riflesso, in chi ha già problemi legati a questo aspetto della salute espone a un rischio maggiore di emorragia.

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Lo zenzero andrebbe evitato o assunto sotto stretto controllo medico anche se si prendono farmaci con lo scopo di tenere sotto controllo i valori della pressione. Quando l’obiettivo dei medicinali è combattere l’ipertensione, lo zenzero può provocare un repentino abbassamento dei valori in questione. Certo, non si tratta di un’evenienza patologica.

I cali di pressione sono, in ogni caso, fastidiosi da gestire e, quando è possibile evitarli, è meglio farlo. Non c’è che dire: anche i cibi con i maggiori benefici possono avere un rovescio della medaglia e tutto questo ci insegna ad approcciarci all’alimentazione con una mentalità scientifica, evitando il consumo acritico di determinati cibi pensando che “Sono naturali e quindi fanno per forza bene”.

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